Sviluppare il proprio senso della bellezza

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“Un giorno impareremo che la nostra stessa vita è tutto il nostro compito, e allora inizieremo a creare il nostro universo” (Ralph Waldo Emerson)

In quest’epoca di esteriorità e immagini, di comunicazione e apparenza, la bellezza sembra l’unico codice riconosciuto e riconoscibile.
Ogni mestiere, ogni ruolo che abbia un qualunque tipo di visibilità pubblica, pare ormai necessariamente mediato dall’elemento della bellezza esteriore.
Essere “fotogenici”, “bucare lo schermo” sembrano le uniche cose che contano. Non solo modelli, ballerini o attori, che della bellezza del corpo fanno una questione di necessità, poiché nel codice della bellezza e dell’estetica passano anche i codici essenziali del loro lavoro, ma categorie rispetto a cui la bellezza esteriore è totalmente irrilevante: non più tardi di una settimana fa, per esempio, veniva esaltata sui giornali la bellezza fisica di una “pianista in minigonna” che con le sue lunghe cosce nude, oltre che (o forse più che) con la sua abilità pianistica, aveva stregato il tenore di fama.
E così vale per tutte le categorie professionali, con parità di genere: imprenditori/imprenditrici, violinisti/violiniste, scienziati/scienziate, politici/politiche: a finire in prima pagina sono solo quelli/quelle che possono vantare una corrispondenza agli standard estetici: di una persona non ci si chiede più se è intelligente, simpatica o competente, l’importante è che sia “bella”.

Quale bellezza?

Ma di quale bellezza stiamo parlando? Della bellezza puramente di superficie, della corrispondenza a canoni estetici sociali che a loro volta sono plasmati sull’idealizzazione mediatica, quindi essenzialmente su un inganno, su un’illusione.
Anche perché è da quella stessa sorgente mediatica che sgorga tutto il brutto che sempre più dilaga: volgarità, scurrilità, insulti, brutalità viaggiano a velocità sempre più rapide nelle reti digitali, con la relativa scia di ignoranza e regressione.
Viviamo perciò nel paradosso di un mondo che esalta la bellezza esteriore come unico idolo, ma così facendo non fa altro che alimentare la bruttezza – e la brutalità.
Lo stesso rapporto dissociato lo abbiamo con il mondo delle immagini – la raffigurazione della bellezza: siamo così pieni di immagini che non riusciamo più a distinguere tra le immagini, a riconoscere la vera bellezza nelle e dietro le immagini. Siamo arrivati al punto di paragonare il piatto di qualche chef ai capolavori della storia dell’arte, e sono certa che moltissime persone preferirebbero andare a una mostra sulle foto dei piatti di un ristorante piuttosto che visitare la Cappella Sistina.

Guarda, ascolta, senti. E vedi

Quello che sta accadendo è che più siamo circondati, sovrastati, da immagini, e più perdiamo le nostre immagini, la nostra visione, allo stesso modo in cui più siamo circondati, sovrastati, da modelli standard di bellezza più perdiamo la nostra bellezza. E con questo non intendo una generica “bellezza interiore”, intendo proprio l’espressione della nostra bellezza.
C’è bisogno perciò, oggi più che mai, di sviluppare il proprio senso della bellezza. E questo ti invito a farlo a partire da adesso.
Come fare? In due passi.
Il primo passo è fermarti a guardare le cose.
Fermati, fai silenzio e guarda. Vedi.
Vedi come tutto, in quell’istante, è in ciò che stai guardando.
Mentre guardi, ascolta e senti. Così puoi vedere.
Senti l’aria che si muove nello spazio; osserva il colore del cielo, e le ombre, e i colori che ti sono intorno. Ascolta il silenzio, e i rumori, e i suoni.
E renditi conto sempre di più che il modo in cui vedi ciò che vedi è tuo e soltanto tuo. Ogni esperienza, e ogni esperienza di bellezza, può nascere soltanto dall’incontro tra te e il mondo. Tra il tuo mondo interiore e il mondo esteriore.
Così puoi ritrovare la tua visione, ed entrare in relazione con la tua visione. Così arrivi a realizzare che ogni espressione della vita, così come ogni giorno della vita, ha il suo proprio intimo pensiero, ha la sua propria anima. Riconoscere questo significa approfondirlo sempre di più, e significa unirtia esso, diventare uno con esso.

La vera bellezza implica il ritrarsi dai sensi esterni

Il secondo passo, a partire dal precedente, è comprendere e seguire cosa ciò che vedi ti ispira.
Quella ispirazione è la tua vera bellezza.
La tua vera bellezza interiore. Non una generica “bellezza interiore”. La tua vera, autentica, unica bellezza interiore.
Il tuo fuoco che dà calore alla tua vita, la tua energia vitale che ti spinge a creare qualcosa di unico nel mondo. Che ti spinge a raggiungere, conquistare, la tua auto-realizzazione.
La vera bellezza è qui, nello spazio più profondo di te. Ora puoi iniziare a riconoscerla, a conoscerla, e poi puoi iniziare a portarla fuori di te.
Ma per sviluppare il tuo senso della bellezza, il tuo unico senso della bellezza, è evidente che devi seguire la direzione opposta a quella di questo mondo materialista che insegue soltanto la superficie della bellezza: devi ritirarti, ritrarti dai sensi esterni ed entrare dentro di te, scoprire ed esplorare il tuo mondo interno.
È lì, e soltanto lì che si trova la tua vera bellezza.
Tutto il resto è soltanto illusione.

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