Il Prototipo Spirituale (seconda parte)

Il Prototipo Spirituale (seconda parte)

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Autore del post: Simone Bedetti

Il Prototipo Spirituale è un formidabile strumento che ci permette proprio di guidare in modo consapevole la nostra mente “dalla pancia alla testa” perché riesce a trasformare, anzi a trasmutare, le nostre azioni quotidiane nel loro significato spirituale.

LA FUNZIONE DEL PROTOTIPO SPIRITUALE

Per spiegare che cos’è il Prototipo Spirituale la grande maestra del Nuovo Pensiero, allieva di Thomas Troward, Genevieve Behrend, usa queste parole:

“Il Prototipo Spirituale di una cosa, di ogni cosa, è la cosa stessa nel suo stato più originario, l’effettiva origine della cosa nella Mente Universale. Non è una ‘cosa’ ideale, un’idea pura e astratta della cosa, è importante sottolinearlo. È la cosa stessa. Il Prototipo Spirituale è un’altra cosa d’importanza vitale. Soffermarsi nel pensiero su qualcosa di fisico, su tutto ciò che ha una forma, significa restare sul piano della limitazione, della causalità secondaria, dell’effetto. Restare invece con il pensiero costantemente sul Prototipo Spirituale significa essere mentalmente nel regno dell’Assoluto, cioè dell’Infinito, cioè della Prima Causa o causalità primaria, nel regno della causa stessa e non dell’effetto.”

All’apparenza, può sembrare qualcosa di complicato. in quanto, come dice la stessa Behrend, il Prototipo Spirituale è “senza forma”. Si tratta perciò letteralmente di creare un modello ideale del nostro obiettivo, o del nostro comportamento o della nostra azione; si tratta di un modello che abbia in sé l’essenza spirituale che ogni cosa contiene.
In realtà, si tratta di un procedimento estremamente semplice che ti guida in modo molto gentile e fluido nella comprensione intuitiva del Prototipo Spirituale che vai a creare.
Per trovare il tuo Prototipo Spirituale ti basta seguire l’insegnamento della Behrend.

“Per trovare il Prototipo Spirituale di ogni cosa è necessario soltanto determinare nella tua mente lo scopo di quella cosa, qualunque essa sia. Questa è una regola infallibile. Supponiamo, per esempio, che tu desideri una bella automobile e vuoi conoscere quale sia il suo il Prototipo Spirituale. Mentalmente dovresti chiederti: ‘Esattamente qual è per me lo scopo di un’automobile? Per cosa è fatta? Che cosa veramente fa?’ L’automobile è, naturalmente, uno strumento, un mezzo di progresso, di rapido, piacevole, armonico progresso. Stando così le cose, allora per me il Prototipo Spirituale di un’automobile è il progresso. Questo almeno è ciò che un’automobile significa per me: nella scelta di qualsiasi Prototipo Spirituale, infatti, ognuno deve riflettere bene su quale scopo la cosa abbia per sé.”

Lo stesso sistema che ha impiegato Genevieve Behrend per un obiettivo lo puoi applicare a qualsiasi tuo obiettivo ma anche a qualsiasi tuo comportamento, sia positivo che, come nel caso degli esempi sopra, negativo.
La domanda essenziale è: perché? Perché sto facendo questo? Perché mi piace quest’altro? Perché desidero questo? Perché voglio fare/dire/realizzare questo?
Così costruisci il tuo Prototipo Spirituale: a partire da una serie di domande che ti poni su ciò che desideri realizzare, ottenere, attrarre, o sui tuoi comportamenti, sulle tue relazioni con gli altri, sui tuoi conflitti, eccetera. Queste domande hanno un fine preciso: trovare l’essenza spirituale di ciò che stai facendo.

UN MODELLO UNIVERSALE

Nel passaggio che ho citato con l’esempio dell’automobile Genevieve Behrend dice:

“Per me il Prototipo Spirituale di un’automobile è il progresso. Questo almeno è ciò che un’automobile significa per me: nella scelta di qualsiasi Prototipo Spirituale, infatti, ognuno deve riflettere bene su quale scopo la cosa abbia per sé.”

È importante che tu comprenda di che cosa il Prototipo Spirituale sia “per te”. Potresti infatti obiettare: cosa significa per me? Se il Prototipo Spirituale è il modello della “cosa in sé”, ciò che la cosa è dal punto di vista spirituale, deve essere un modello universale e non certo individuale. Deve essere un modello oggettivo, non soggettivo. Se io costruisco il Prototipo secondo il mio punto di vista soggettivo e individuale, come può diventare un Prototipo oggettivo e universale?
La Behrend ha la risposta, che ti (ci) permette di acquisire ancora meglio la conoscenza del modo in cui opera la Legge Spirituale.

“È un’ottima domanda se ragioni ancora sul piano della separazione. Non dimenticare mai la cosa più importante, che non mi stancherò mai di ripetere: quando si opera con l’Assoluto si opera sempre sul piano dell’Uno, mai del Due. Non c’è un soggetto separato da un oggetto, non c’è neppure un soggetto separato da un altro soggetto. E perciò non c’è neppure un ‘per me’ separato da un ‘per te’. Ciò che è soggettivo è sempre oggettivo, ciò che è personale è sempre universale, perché riguarda sempre l’Uno, è sempre compreso nell’Uno, è sempre l’Uno. Quando dico ‘per me’ sto usando termini che sono inclusi nel piano separativo. Questo perché il linguaggio è parte del piano separativo. Non c’è però altro modo, in questa fase dell’evoluzione, che usare il linguaggio. Perciò dobbiamo fare un salto ulteriore e comprendere che il linguaggio può solo indicare ciò che si sta dicendo sulla cosa, non penetrare nella cosa in sé.
Ti invito perciò a ragionare dal punto di vista dell’Uno. Per me lo scopo dell’automobile è il progresso. Fingiamo che per te sia il viaggiare, la bellezza di vedere nuove cose. Sono apparentemente due scopi ben distinti. Questo cambia il Prototipo Spirituale? Sul piano dell’Uno no. Ricorda che il Prototipo Spirituale è senza forma. Non è un’immagine, è un riconoscimento spirituale, una percezione, così come il bello, o il bene, non ha una forma, si manifestano in mille forme, ma non li posso vedere mentalmente, non li posso immaginare con una forma. Li posso però sentire, percepire. Così è il Prototipo Spirituale. Lo scopo è un mezzo soggettivo, che opera sul piano della separazione, che ci guida al Prototipo Spirituale, che opera sul piano dell’Uno. E ricondotto al piano dell’uno anche lo scopo ottiene il suo compimento nel Tutto: ciò che è valido ‘per te’ o ‘per me’ è sempre espressione delle potenzialità infinite dell’Assoluto. Tradotto nel nostro esempio, sul piano dell’Assoluto l’automobile ha lo scopo di progresso e lo scopo di far scoprire nuove cose, ed entrambe sono Bene. Lo scopo perciò si manifesta sul piano separativo in differenti modalità (il progresso, il viaggiare, ma anche, per esempio, il piacere, la libertà eccetera) ma è sempre espressione e sempre riconduce, sul piano dell’Uno, al solo Prototipo Spirituale.”

IL PROTOTIPO SPIRITUALE IN PRATICA

Perciò non ti soffermare troppo a pensare se quello che pensi in merito all’idea che ti fai del tuo Prototipo Spirituale sia giusto o sbagliato: se l’idea è quella giusta per te è quella giusta anche in sé.
Riassumendo, per utilizzare al meglio il Prototipo Spirituale segui questo schema:

1. Identifica quello che vuoi fare/realizzare, quello che desideri o il comportamento che stai tenendo o anche le reazioni che stai avendo.
2. Domandati: perché lo faccio? Perché lo voglio? Perché lo desidero? Perché mi comporto così? Perché ho questa reazione?
3. Cerca di salire alla sua ragione spirituale. Lasciati guidare dal pensiero risalendo dall’emozione allo spirito. Ti accorgerai che la risposta arriverà. Perché ogni cosa contiene in sé la sua ragione spirituale, e ti conduce al suo modello, il suo Prototipo Spirituale, il quale esprime il senso più elevato e profondo di ogni cosa.

E per tornare all’esempio dei due litiganti? Come utilizzare il Prototipo Spirituale per evitare le tendenze distruttive della nostra pancia e usare invece la testa?
Semplice: quando inizi un litigio, abbassa la voce, prima di tutto, e chiedi all’altro di fermarsi un attimo con te per riflettere su quello che sta accadendo. Se tu sarai il primo a fermarti, anche l’altro si fermerà. Se abbasserai la voce, anche l’altro la abbasserà. Poi domandati: perché mi sto comportando così? Dove mi condurrà questo comportamento? Qual è il Prototipo Spirituale di questo comportamento? E ti accorgerai istantaneamente, che emozioni e comportamenti distruttivi un Prototipo Spirituale non ce l’hanno. La violenza, l’odio, la rabbia, tutto il mondo “governato dalla pancia” non può mai avere nulla di spirituale, non può avere un suo Prototipo Spirituale. Con la violenza operiamo sempre fuori dalla Legge Spirituale, siamo sempre dei Fuori-Legge.
Così passerai anche istantaneamente “dalla pancia alla testa”, trasmuterai la tua emozione distruttiva in auto-riflessione costruttiva. La rabbia si placherà, il conflitto si dissolverà, e avrai disinnescato una bomba che non può fare altro, esplodendo, che far del male a tutti.
Ma c’è un’altra cosa ancora più importante: con il Prototipo Spirituale potrai anche capire, a mente fredda, il perché tendi ad avere certi comportamenti e certe reazioni.
Quando i sensi si sono placati, domandati: “Perché mi arrabbio?” “In quali situazioni perdo le staffe?” “Con quali tipi di persone non mi controllo?” “Quali persone non sopporto?”.
Ora sì che potrai trovare il Prototipo Spirituale: perché le ragioni delle tue emozioni possono essere anche molto valide, molto giuste. Usando il Prototipo Spirituale potrai scoprire, per esempio, che ciò che ti fa arrabbiare è l’ignoranza, oppure la mancanza del senso di giustizia, oppure l’arroganza da parte dell’altro.
Facci caso: in questo modo operi all’esatto opposto del processo di schismogenesi. Parti dal tuo conflitto con l’altra persona per risalire all’oggetto del conflitto, a ciò che l’altra persona rappresenta. Al “prototipo negativo” che l’altra persona incarna e che fa scattare in te la reazione di pancia.
Con la testa, guidando ogni evento-emozione della tua vita dal basso verso l’alto, dalla terra al cielo, guiderai ogni evento-emozione al loro significato più profondo e potrai così, sfruttando a tuo vantaggio l’evento-emozione stessa, avanzare nel superamento di ogni contrasto o conflitto scoprendo che cosa di necessariamente costruttivo, perché di spirituale, contiene.
Lo so, è più facile a dirsi che a farsi. Ma qui sta la sfida e la differenza. La sfida a te stesso/te stessa, e la differenza tra chi ce la fa e chi non ce la fa. Entrambe passano unicamente da te.
Il corpo spirituale è la più grande conquista, e ogni volta va riconquistata. Perché il corpo animale è sempre dietro l’angolo, in agguato.

(2 – FINE)


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